Rinforzare le regole, potenziare le attività di formazione specifica, “blindare” i dati, ovvero garantirne l'assoluta protezione e affidabilità, intensificare le sperimentazioni, i cui risultati potranno essere posti alla base di decisioni e standardizzazioni. Sono soltanto alcuni spunti di lavoro - cruciali - emersi dal partecipato worskhop Smart Road & Infrastructure, che si è svolto il 4 ottobre nella Sala Gialla della prima Future Mobility Week di Torino (organizzatori ClickUtility Team e GL Events), la cui moderazione è stata affidata alla rivista leStrade.
I panel dei relatori, da parte loro, hanno offerto da un lato una significativa rappresentazione sia dei principali progetti di mobilità “smart” in corso, sia delle innovazioni tecnologiche disponibili sul mercato, dall'altro un esempio palpabile (ed esemplare) di dialogo costruttivo: tra diversi “mondi” delle infrastrutture e dei trasporti.
La rete stradale del futuro - o Smart Road, per dirla all'inglese - è sempre di più una sfida, dai molteplici risvolti e dalle notevoli difficoltà, che coinvolge attori diversi, chiamati a dialogare tra di loro: normatori, progettisti, gestori, sviluppatori di tecnologie stradali o veicolari, utilizzatori finali di mezzi e strade. Partire con il piede giusto, in questo ambito, significa garantirsi, per il futuro, una serie di benefici non trascurabili: in materia di miglioramento della sicurezza stradale, per esempio, o della sostenibilità ambientale.
Nel workshop torinese si è parlato sia dell'aspetto dell'aumentata comunicazione tra gli attori della strada, dai veicoli alle infrastrutture, sia della questione del monitoraggio delle opere d'arte, cruciale nell'era post-Morandi ma già all'attenzione della comunità tecnica da molto tempo.
Sul piano dei contenuti, si è parlato del progetto europeo C-Roads Italy, a sua volta esempio di dialogo cooperativo, e delle novità in materia di Smart Road Anas, dopo l'aggiudicazione delle prime gare riguardanti l'Autostrada del Mediterraneo e il GRA. Si è parlato, naturalmente, anche del Decreto 70/2018 e dell'Osservatorio Smart Road, così come delle opportunità di miglioramento, tecnico-culturale così come operativo, che possono essere colte da quelle PA che puntano, con la dovuta avvedutezza, sulle nuove tecnologie della mobilità (cruciale, sotto questo aspetto, il lavoro di TTS Italia). Da segnalare, anche il punto di vista dell'ART, l'Autorità di Regolazione del Trasporto, che considera l'innovazione uno degli strumenti chiave per innescare un vero e proprio circolo virtuoso tra domanda e offerta di mobility.
E poi, naturalmente, si è parlato di innovazione: dal monitoraggio firmato Italtel a quello made in Torino di Swarco Mizar, fino alle soluzioni anti-congestione e pro-parcheggio smart di Mercedes Benz. Ultimo ma non ultimo, e in questo caso non è un modo di dire, il panel dedicato alle esperienze delle concessionarie autostradali: dalla trasformazione digitale come “motore” dell'agire di un player come Autostrada del Brennero, al progetto pilota eHighway di Brebemi, sintesi esemplare di sinergia green tra un operatore della strada e il mondo dell'autotrasporto, alle esperienze di un noto autostradale decisivo come quello gestito da CAV, che, tra le altre cose, sta lavorando su un progetto per evitare gli ingressi in autostrada contromano. L'Aiscat, infine, è stata portatrice di un doveroso messaggio di sensibilizzazione alla complessità di una materia, in cui, accanto al ruolo della tecnologia, non può essere minimizzato quello del fattore umano, su cui lavorare sia dal lato di chi offre sia da quello di chi fruisce mobilità.